Gentili Colleghi, faccio seguito alla mia comunicazione precedente inerente la trasmissione Report. Come detto, sono stato intervistato in una pausa caffè di un seminario a Milano; poco tempo, rubato alle tempistiche cui si è obbligati dall’evento cui partecipi, assolutamente limitato per poter anche solo pensare di affrontare una tematica cosi importante come quella della alimentazione nel paziente affetto da malattia renale (questa era la mia parte). Se alla fine i tuoi 7-8 minuti di intervista vengono limitati a 7 secondi estrapolando due frasi dal contesto… ti rendi conto che la volontà non è quella di fare informazione riportando il parere di chi intervisti, ma di fare l’informazione che vuoi tu senza considerare il parere di chi hai intervistato. Strano modo, a mio parere, di fare il “giornalismo verità”.
Detto questo, vorrei esprimere la mia opinione nel merito delle “diete preconfezionate” per nefropatici e riportare in sintesi quello che ho anche detto alla giornalista di Report durante l’intervista. Mi scuso per il dilungarmi.
Perché prescrivere una “dieta per nefropatici preconfezionata”? La mia opinione è che esistano motivi professionali e scientifici per prescrive una dieta di questo tipo. I risultati di trial clinici ne hanno dimostrato l’efficacia non solo nel controllare iperazotemia, proteinuria, iperfosfatemia , acidosi metabolica, ma anche nel ridurre la progressione di malattia ed il rischio di crisi uremica e quindi nel prolungare il tempo di sopravvivenza dei pazienti. Questo è il punto chiave del perché consiglio un “trattamento”: sulla base delle conoscenze e delle pubblicazioni che ne hanno dimostrato l’efficacia nel migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti.
Le “diete preconfezionate” per nefropatici possono fare male? Sinceramente non lo so, non conosco pubblicazioni (sarà mia ignoranza) che lo abbiamo dimostrato. Personalmente ho avuto l’opportunità di seguire nel tempo molti pazienti, cani e gatti, affetti da malattia renale ed alcuni sono arrivati a morte per una patologia oncologica, ma questo non lo ritengo utile per poter stabilire un nesso di causalità tra dieta e cancro. Al limite la prima banale considerazione che mi viene da fare è che, se una volta i gatti vivevano 14 anni di media ed oggi ne vivono 20, possa aumentare l’incidenza delle malattie oncologiche perché vivono più a lungo. Pur non avendo io riscontri, ma non volendo in ogni caso ed a priori negare la possibilità che una dieta per nefropatici causi il cancro, ritengo invece poco etico ed assolutamente scorretto il non pubblicare questi dati. Chi ha definito un nesso di causalità tra un particolare tipo di dieta ed il cancro nella specie canina e felina ha a mio parere l’obbligo morale e professionale di comunicarlo alla comunità scientifica ed ai professionisti. Il problema sono i bias di pubblicazione? Questi esistono ed è noto a tutti, ma derivano più probabilmente dalle limitazioni che le aziende pongono nel pubblicare alcuni “risultati aziendali”; se un libero professionista od un universitario decidono di pubblicare i risultati di una loro ricerca indipendente possono assolutamente farlo e certamente non troveranno tutti i revisori “pagati dalle aziende”. Ho il ruolo di revisore per numerose riviste internazionali e posso garantirvi che valuterei con onestà intellettuale (e come me molti altri) i risultati di uno studio scientificamente corretto che sia in grado di dimostrare quanto scritto in precedenza.
Si possono utilizzare diete per nefropatici formulate ad hoc e non preconfezionate? Si ed io ho sempre comunicato ai proprietari questa possibilità, facendo loro presente però che i dati di sopravvivenza e progressione malattia in questo caso non sono pubblicati e disponibili (per me questa è una mancanza). La maggior parte degli studi pubblicati arrivano anzi a dimostrare l’inadeguatezza delle diete casalinghe. La mia esperienza, certamente limitata, mi ha portato a pensare che il controllo di alcuni parametri, ad esempio della azotemia e dell’iperfosfatemia, non siano solitamente soddisfacenti con una dieta casalinga. Posso sbagliarmi ovviamente e mi farebbe molto piacere raccogliere una casistica, correttamente stratificata ed inclusa, con i Colleghi che da anni formulano diete per nefropatici e valutare i dati relativi ai tempi di sopravvivenza ed alla mortalità di questi pazienti. Sarebbe uno studio retrospettivo, ma certamente utile alla raccolta di dati iniziali che possano allontanare un poco del fumo che tende a velare l’argomento. Io sono disponibile e mi auguro che chi è convinto della utilità di un approccio con “dieta casalinga” rispetto a “dieta preconfezionata”, abbia lo stesso interesse; sarebbe il primo studio di questo tipo ad essere pubblicato e potremmo avere dati utili alla professione ed ai nostri pazienti.
Ichnusa1981 ha scritto:giornalismo da quattro soldi....che schifezza![]()
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LauraeArek ha scritto:Ichnusa1981 ha scritto:giornalismo da quattro soldi....che schifezza![]()
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Purtroppo c'era da aspettarselo...hanno buttato un sasso e creato il maremoto.... Tante, troppe informazioni buttate così...senza reali approfondimenti.
Peccato, ma secondo me ci sarà una seconda puntata, dove aggiusteranno un po' il tiro...... Speriamo....
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